Sardegna
Funtana Raminosa
Il territorio di Gadoni è ricco di paesaggi suggestivi, tra cui il verde di Foresta Corongia, gli strapiombi e le gole lungo il corso del Flumendosa dove si possono effettuare diverse escursioni naturalistiche e visitare il magnifico capolavoro della natura chiamato Sa Stiddiosa.
Il sito storico più rilevante è senz’altro quello della grande miniera di Funtana Raminosa da potenzialità turistiche incredibili.
Dalla ferrovia del trenino verde Mandas-Sorgono, arriviamo alla miniera seguendo una strada che scende dall’antica stazione di Ortuabis, che un tempo faceva da scalo sia per i minatori sia per il minerale estratto. Il minerale veniva trasportato con camion o via teleferica dalla valle fino a Ortuabis, che con i suoi 774 metri sul livello del mare è anche la stazione più in alto della linea.
Un pò di storia
Il paese è stato sin dalla preistoria un centro minerario importante grazie alla presenza della miniera di rame.
Nel fondovalle scorre il Rio Saraxinus e grazie alle sue acque che i nuragici trovarono il tesoro sotterraneo di Funtana Raminosa. I bronzetti nuragici ritrovati da queste parti dimostrano che l’estrazione avveniva gia’ intorno all’ 800 a. C. I romani continuarono l’attivita’ estrattiva: lo dimostrano le picozze, gli attrezzi per la frantumazione, le mole e i resti di fusione trovati in loco.
Risalgono al 1517 i permessi concessi allo spagnolo Pietro Xinto che poté avviare la ricerca per gli scavi e le coltivazioni da effettuare in una vasta zona. I lavori di perlustrazione del sottosuolo vennero approfonditi nel 1882 da Vincenzo Ridi: fu il primo ricercatore che adottò, in questa miniera, moderni lavori di esplorazione. La vera scoperta di un ricco giacimento si deve però agli ingegneri Emilio Jacob e Luigi Sanna Manunta. Nel 1913, la miniera passò all’avvocato Paolo Guinebertière che negli anni seguenti fondò la Societè Anonyme des Mines de Cuivre de Sardaigne.
Negli anni ’50 tutti i sistemi della miniera funzionavano con l’aria compressa. In ogni cantiere era presenta una sonda funzionante ad aria compressa per la prospezione del giacimento. Per raggiungere il giacimento si usava l’esplosivo in modo che si potesse fare uno sfondamento calibrato della parete rocciosa. Il materiale veniva estratto e trasportato al piano inclinato tramite una piccola via ferrata.
Il trasporto del materiale, in assenza di strade adeguate, era molto complicato per le distanze tra i vari cantieri e i grandi dislivelli del terreno roccioso. Problemi che vennero comunque superati con la costruzione di due teleferiche: la prima, che risale al 1912, serviva soprattutto per trasferire il minerale all’altopiano di Taccu Zippiri. La seconda teleferica venne costruita nel 1956 per il trasporto esclusivo dei materiali grezzi dalla miniera fino all’impianto di lavorazione. Entrambe le teleferiche erano provviste di due funi d’acciaio portanti, indispensabili per il sostegno dei carrelli, e due robuste funi traenti che ne garantivano il movimento.
Da Funtana Raminosa, il minerale veniva trasportato fino alla stazione di Ortuabis via camion. Li’ veniva caricato su vagoni e trasportato a Cagliari sulla linea ferroviaria Mandas-Sorgono.
Nel 1979, dopo il passaggio alla SAMIM S.p.A., venne realizzato un nuovo e imponente impianto: inaugurato nel 1982 funzionò per pochi mesi, causa la tipologia del giacimento e per il calo delle quotazioni del rame. Fu quindi l’inizio del graduale abbandono dell’attività estrattiva.
La storia di una miniera e’ anche storia di uomini dediti al duro lavoro in un ambiente inadatto all’uomo. Gli ex minatori raccontano che, nell’arco della loro esperienza a Funtana Raminosa, la meccanizzazione ha progressivamente cambiato il ruolo e il tipo di lavoro dei minatori. A Raminosa, e’ stato sempre particolarmente difficile dividere sul posto il rame dal piombo, dallo zinco o dall’argento. Solo dal secondo dopoguerra le tecnologia moderne permisero una lavorazione economicamente conveniente.
Oltre 300 operai lavoravano e vivevano a Funtana Raminosa, dove erano state costruite una scuola, un ambulatorio, lo spaccio, oltre al laboratorio chimico e alle officine. Negli anni 70 e 80 i metalli persero valore sul mercato. A supportare l’attivita’ mineraria intervennero le partecipazioni statali. Nel 1987 cesso’ l’attivita’ estrattiva, anche se il rame nel sottosuolo di Funtana Raminosa non e’ per nulla esaurito.
Oggi, la miniera è un sito di grande interesse storico ma anche naturalistico, in quanto è ubicata in una splendida vallata, con il panorama che si staglia verso i tacchi dell’Ogliastra e il bosco di lecci secolari della Foresta Corongia.
Caratteristiche della miniera di Funtana Raminosa
La miniera di Funtana Raminosa ha un suo fascino segreto, paesaggi mozzafiato e metalli preziosi, storia millenaria e colori incredibili. E’ lontana dal mare e dai grandi flussi turistici ma e’ vicina al cuore della Sardegna, la Barbagia, luogo di paesaggi incontaminati, boschi di lecci e di castagni, straordinarie formazioni vulcaniche del Paleozoico alle quali si sovrappongono i tacchi dell’eta’ mesozoica. Funtana Raminosa appare come una serie di strutture in mezzo al verde.
Gli interni rappresentano una piacevole sopresa, i macchinari sono ancora funzionanti e unici in tutto il Parco Geominerario.
Nella centrale dei compressori d’aria e’ possible vedere un gioiello del 1910, un motore diesel bicilindrico che serviva ad alimentare il generatore di corrente per le perforatrici e per far salire i vagoni sul piano inclinato. Un doppio binario, ancora intatto, scorre lungo la montagna.
Praticamente intatta e’ la rampa Brebegargius, una caverna lunga 1 km che ospita un piccolo museo delle machine piu’ recenti. La laveria e’ degli inizi del 900, la prima in Europa a separare i minerari per flottazione selettiva.
A 430 metri sul livello del mare si entra nella Galleria Romana. E’ possible vedere armature originarie in pietra e legno restaurate con cura. Cascate multicolori per effetto del rame, del ferro e dei sali di zinco, rocce che si ossidano tingendosi di azzurro, blu e arancio. Un salone e i cunicoli dove si rimane incantati anche dinanzi ai piu’ recenti attrezzi: lampade, una pompa di eduzione dell’acqua, una perforatrice.
La miniera attualmente può essere visitata solo su prenotazione o acquistando un pacchetto Trenino Verde e Miniera
Attività di Tour Operator Sardegna
Incantos by Sardegna Non solo mare nasce a Mandas nel lontano 2005 con lo scopo di valorizzare le risorse presenti in Sardegna.
La nostra società non si occupa solo d'attività di agenzia viaggi con sede ad Assemini.
L'isola è una terra tra le più ricche del mediterraneo a livello di siti archeologici come Menhir, Domus del Janas e Nuraghi.
Da sempre collabora con le piccole realtà locali come GAL, Consorzi turistici e Comuni per la promocommercializzazione di pacchetti turistici.
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Sardegna: storia millenaria
La nostra missione da Tour Operator Sardo è: farvi scoprire anche anche il nostro passato.
La Sardegna è una delle aree del Mediterraneo dove c'è la più alta concentrazione di siti archeologici.
La Sardegna, come sappiamo è una terra di antiche origini, che porta con se una storia millenaria ricca di tradizioni e di belle storie. A tutto questo si aggiunge una terra meravigliosa dal punto di vista naturale e paesaggistico, con le sue coste ricche di spiagge mozzafiato dalla sabbia finissima e dal colore cristallino delle sue acque, la profumatissima e ricchissima macchia mediterranea che la circonda con i suoi profumi inebrianti. La Sardegna è tutto questo e molto di più, ed è per questo che vi invitiamo a conoscerla e a visitarla!!
Domus de Janas
Le domus de janas, o "casa delle fate", sono delle strutture sepolcrali risalenti al Neolitico, fra il 4000 ed il 3000 a.c. circa. Più precisamente le domus de janas sono costituite da tombe scavate nella pietra, che si caratterizzano per la presenza di un'anticamera, spesso dotata di nicchie scavate nelle pareti, e di una camera su cui si affacciano tante piccole celle dove appunto, venivano deposti i defunti in posizione fetale. Accanto alle spoglie venivano deposti anche gli oggetti che avevano accompagnato il defunto nella sua vita terrena. Alcune domus si caratterizzano per le decorazioni, attraverso rilievi scolpiti, che simboleggiavano la divinità maschile, come le corna e i motivi a spirale.
Tombe dei Giganti
Le tombe dei giganti, risalgono all'Età del Bronzo (3300-700 a.c), durante la civiltà nuragica. Le tombe dei giganti rappresentano delle strutture megalitiche, utilizzate dal popolo nuragico come tombe pubbliche, per la sepoltura comune di molti defunti. Alcune tombe presentano una lunghezza fino a 30 metri e un'altezza fino a 5, pertanto, si pensa che in ogni tomba venissero seppelliti anche un centinaio di individui. Queste tombe si caratterizzano sia per la pianta rettangolare absidata, costruite mediante dei monoliti di enormi dimensioni conficcati nel terreno, sia per la parte frontale della struttura che presenta la forma di un semicerchio, quasi a simboleggiare la testa di un toro, e quindi le corna. Al centro del semicerchio, inoltre, è posizionata una lastra di pietra (stele) alta fino a 4 metri, che termina con una cornice rotondeggiante o un architrave monolitico. Nella parte bassa dello stele è presente un'apertura, che permetteva l'accesso alla tomba e che, si presume, veniva chiusa da un masso.
I nuraghi
I nuraghi rappresentano uno dei simboli distintivi della Sardegna; infatti sono presenti con diversa densità su tutto il territorio. I nuraghi vennero realizzati tra il 1500 ed il 1000 a.c. circa, durante il periodo di civiltà nuragica, che corrisponde all'ultima fase della preistoria sarda. . Sono costruzioni molto particolari, caratterizzati da torri tronco-coniche di blocchi di pietra sovrapposti a secco, senza malta, tenuti insieme dal loro stesso peso. le loro dimensioni variano, però in linea di massima alla base presentano una circonferenza di 30/50 m, mentre la loro altezza si aggira intorno ai 10/15 m. a più piani. Sulla destinazione d'uso di queste strutture vi sono ancora molte ipotesi in discussione, però è possibile affermare che i nuraghi rappresentano delle abitazioni fortificate in grado di proteggere gli abitanti in caso di pericolo.
Dolmen e Menhir
Il Dolmen è un tipo di tomba megalitica preistorica, costituiti da diverse lastre di pietra conficcate nel terreno e coperte da una lastra orizzontale in copertura. Si presuppone che questa tipologia di tombe fosse riservata a particolari gruppi privilegiati della comunità, quindi famiglie di alto rango.
I Menhir invece si caratterizzano sempre per la grandezza delle lastre di pietra che li caratterizza, arrivando anche fino a 20 m di altezza (è il caso del Gran Menhir rotto del Locmariaquer, in Bretagna). In sardegna l'altezza dei megaliti arriva fino a 5 m circa. Queste strutture potevano essere erette singolarmente oppure oppure in gruppi, creando degli allineamenti rettilinei o circolari. I Menhir rappresentano la divinità maschile e la fertilità per le popolazioni neolitiche.
I Pozzi Sacri
I pozzi sacri sono dei templi che sorgevano sempre in corrispondenza di una fonte, ed erano i luoghi in cui veniva praticato il culto delle acque durante l'era nuragica. I pozzi sacri sono presenti in varie parti del mondo però quelli più noti risiedono proprio in Sardegna. Ne esistono di diversi tipi, però quello più comune è costituito da un pozzo circolare in blocchi di pietra squadrati, a cui si accede tramite dei gradini che dalla superficie portano fino al livello dell'acqua. In superficie poi, è possibile trovare o dei recinti murari circolari, oppure, venivano edificati dei piccoli edifici.
Siti punici e romani
Le prima città della Sardegna nascono con la colonizzazione fenicia, che avvenne nei secoli VIII e VII a.C., dove nacquero le città di Sulci, Nora, Bithia Karalis e Tharros. La colonizzazione di territori occidentali si basava essenzialmente su scelte di tipo strategico, che prevedeva l'occupazione di aree costiere possibilmente situate in corrispondenza delle foci dei fiumi, diventando quindi importanti porti utilizzati come punti di scambio commerciale. Le città così colonizzate iniziarono a crescere e a prosperare fino all'arrivo dei Cartaginesi, che avvenne nella seconda metà del VI secolo, quando questi ultimi conquistando la Sardegna, stabilirono una nuova cultura sardo-punica. Dopo la prima guerra punica, la Sardegna divenne così provincia romana (238 a.C.) che portò quindi ad una modifica delle città, prima fenicie e poi puniche, trasformate attraverso interventi architettonici di tipo civile e religioso, divenendo quindi vere e proprie città romane, anche dal punto di vista economico e di organizzazione politica.
Nel V secolo d.C. con la conquista della Sardegna da parte dei Vandali, ha termine l'epoca romana ed ha inizio il lungo Medioevo sardo.